GIANNI CARDINALE
Federico Lombardi, gesuita, studi teologici a Francoforte, direttore della Sala Stampa vaticana per un decennio dal 2006, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, è certamente tra le personalità più qualificate per riflettere sulla figura del Pontefice emerito. Avvenire lo ha intervistato.
Padre, secondo la sua esperienza qual è il rapporto di Ratzinger col mondo mediatico?
Lui, da buon accademico, era abituato a conferenze e discussioni pubbliche. Anche su tematiche particolarmente delicate e difficili. Tant’è che avevo immaginato che potesse continuare ad accettare di fare inter0viste o partecipare a dibattiti. Da Papa però volle mantenere un atteggiamento certamente non timoroso, ma tendenzialmente riservato. Diversa è la questione dei libri-intervista. Una formula alternativa ai documenti “canonici”, che ha usato anche durante e dopo il pontificato. Un aspetto che ho sempre apprezzato del suo atteggiamento nei confronti dei media è che – pur consapevole del loro ruolo – non ha mai voluto dare un peso eccessivo a quanto si diceva su di lui e sui suoi atti. Insomma, non ne era condizionato. I ricordi più lieti da “portavoce”? In particolare alcune immagini legate ai viaggi. Lui in battello circondato da giovani in Germania sul Reno o in Australia all’ingresso della baia di Sydney. E poi la visita in Gran Bretagna. All’inizio c’erano preoccupazioni, dovute soprattutto alla questioni degli abusi, ma poi si sviluppò in modo molto positivo. Ci fu una grande attenzione e una bella accoglienza da parte di un’opinione pubblica in maggioranza non cattolica. Emozionante poi il silenzio meraviglioso che caratterizzò l’adorazione eucaristica alla Gmg di Madrid, una pace ritrovata dopo che la grande spianata era stata colpita da un violento acquazzone.
I ricordi più lieti da “portavoce”?
In particolare alcune immagini legate ai viaggi. Lui in battello circondato da giovani in Germania sul Reno o in Australia all’ingresso della baia di Sydney. E poi la visita in Gran Bretagna. All’inizio c’erano preoccupazioni, dovute soprattutto alla questioni degli abusi, ma poi si sviluppò in modo molto positivo. Ci fu una grande attenzione e una bella accoglienza da parte di un’opinione pubblica in maggioranza non cattolica. Emozionante poi il silenzio meraviglioso che caratterizzò l’adorazione eucaristica alla Gmg di Madrid, una pace ritrovata dopo che la grande spianata era stata colpita da un violento acquazzone.
E i momenti più difficili?
Indubbiamente la tremenda vicenda degli abusi sessuali. Un tempo di prova e di croce che Benedetto XVI ha affrontato con chiarezza, fermezza e lungimiranza.
E il discorso di Ratisbona e poi Vatileaks?
Due momenti critici. Ma il discorso di Ratisbona alla fine ha offerto l’occasione per rilanciare ad un livello più alto il dialogo con il mondo musulmano sul tema decisivo del rapporto tra fede e ragione, tra religione e violenza. E anche il fenomeno Vatileaks è bene ricordare che nasce nell’ambito di un cammino di riforma del sistema finanziario e giuridico della Santa Sede che è nato e si è cominciato a sviluppare proprio durante il pontificato ratzingeriano.