La tentazione dei racconti falsi e malvagi
Una parte importante del documento viene dedicata dal Papa alle “storie distruttive” che descrive con parole che ricordano l’immediatezza delle omelie di Santa Marta. Ancora una volta - come già nel Messaggio per le Comunicazioni del 2018 dedicato al fenomeno delle fake news - Francesco mette in guardia dalla tentazione del serpente, narrata nel Libro della Genesi, che “inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere”. Il Papa denuncia quelle storie che “ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare”. E, riprendendo un tema a lui molto caro, stigmatizza l’avidità di “chiacchiere e di pettegolezzi” di cui “quasi non ci accorgiamo” così come la tanta “violenza e falsità” che “consumiamo”. La conseguenza ultima è il diffondersi di “storie distruttive e provocatorie che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza”. A rischio è la dignità umana, si legge nel Messaggio, che viene spogliata dalla combinazione di “informazioni non verificate” con la ripetizione di “discorsi banali e falsamente persuasivi” che colpiscono “con proclami di odio”. A tutto questo, chiede di reagire con “coraggio” per respingere tali minacce. In un mondo che sopporta “tante lacerazioni”, Francesco auspica che si possa “riportare alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano”.
Nessuna storia umana è insignificante agli occhi di Dio
Il Papa rivolge dunque l’attenzione alla storia di Gesù, che mostra come Dio abbia preso a cuore l’uomo e che per Lui “non esistono storie umane insignificanti o piccole”. “Per opera dello Spirito Santo – soggiunge – ogni storia, anche quella più dimenticata” può “rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo”. Cita alcune storie che hanno “mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo” dalle Confessioni di Agostino a I Fratelli Karamazov. Invita a leggere le storie dei santi e a condividere quelle “storie che profumano di Vangelo” che ciascuno di noi conosce. “Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile”, ribadisce, perché “nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento”. Per questo, annota, “anche quando raccontiamo il male” possiamo riconoscere il bene e “dargli spazio”. Il Messaggio si conclude con una preghiera a Maria affinché possa ascoltare le nostre storie, le possa custodire. Richiamando un’immagine cara a Francesco e presente anche a Casa Santa Marta, chiede alla Vergine di sciogliere “il cumulo di nodi in cui è aggrovigliata la nostra vita”, aiutandoci a “costruire storie di pace e di futuro”.